“Lo voglio, sii purificato” (Mc 1,40-45)

Quanta paura fa la malattia! Per questo al tempo di Gesù, come in ogni tempo, si cercava di isolare i malati infettivi fuori dalle città, in luoghi deserti e lontani per il bene della società dei “sani”. Chi era malato veniva considerato come una persona punita da Dio. Il peso da sopportare era maggiore. Solitudine su solitudine. Un abbandono totale. E tutto perché la malattia faceva e fa tuttora paura! Il male fa paura! Il dolore fa paura! Vorremmo scappare da questo mistero della vita! Ma tu Gesù, non hai avuto paura. Tante volte ci hai invitati a Non Temere Mai. Hai gridato che non siamo soli! Sempre ci ricordi che tu sei con noi anche nel nostro buio e nel nostro deserto. Dalla croce hai sentito la sofferenza e la malattia di ogni persona. Ma non è tanto la malattia dei corpi che vuoi guarire…Perché i corpi non sono eterni…È l’anima che é eterna! Per questo quando parli al lebbroso dici “sii purificato”! Tu ti rivolgi all’anima di ciascuno di noi! Perché c’é un male più pericoloso della lebbra…invisibile e tenace, che solo tu puoi aiutarci a vincere! Si chiama Peccato! Solo che di lui non abbiamo paura… Corriamo il rischio di lasciare che questo male insidioso abiti tranquillo dentro la nostra vita. Donaci la sapienza di essere umili. Di riconoscerci peccatori. Da qui verrà la nostra salvezza e la Gioia inspiegabile di sentirci Amati e Perdonati da te, che mai ti scandalizzi di un cuore che chiede di essere purificato.

In questa giornata dedicata alla preghiera per tutti i malati vi propongo due esperienze di come si può vivere in contatto con la malattia… Due esperienze di gioia che hanno segnato la vita di tante persone.

FONTI FRANCESCANE – INCONTRO DI FRANCESCO E IL LEBBROSO

[1034] Un giorno, mentre andava a cavallo per la pianura che si stende ai piedi di Assisi, si imbattè in un lebbroso. Quell’incontro inaspettato lo riempì di orrore. Ma, ripensando al proposito di perfezione, già concepito nella sua mente, e riflettendo che, se voleva diventare cavaliere di Cristo, doveva prima di tutto vincere se stesso, scese da cavallo e corse ad abbracciare il lebbroso e, mentre questi stendeva la mano come per ricevere l’elemosina, gli porse del denaro e lo baciò. Subito risalì a cavallo; ma, per quanto si volgesse a guardare da ogni parte e sebbene la campagna si stendesse libera tutt’intorno, non vide più in alcun modo quel lebbroso. Perciò, colmo di meraviglia e di gioia; incominciò a cantare devotamente le lodi del Signore, proponendosi, da allora in poi, di elevarsi a cose sempre maggiori.

[1045] Poi, amante di ogni forma d’umiltà, si trasferì presso i lebbrosi, restando con loro e servendo a loro tutti con somma cura. Lavava loro i piedi, fasciava le piaghe, toglieva dalle piaghe la marcia e le ripuliva dalla purulenza. Baciava anche, spinto da ammirevole devozione, le loro piaghe incancrenite, lui che sarebbe ben presto diventato il buon samaritano del Vangelo.

Qui di seguito la storia bellissima di Giulia… Buona visione.

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