Programmazione Cinema Italia dal 14-12 al 20-12

Lunedì 14 dicembre ore 21 – LA FELICITA’ E’ UN SISTEMA COMPLESSO di G. Zanasi  – ingresso unico € 5
Mercoledì 16 dicembre ore 21  – WOMAN IN GOLD di S. Curtis  –  cineforum
Venerdì 18 dicembre ore 18.30  – IL VIAGGIO DI ARLO di P. Sohn – ingresso unico € 5
Venerdì 18 dicembre ore 21  – CHIAMATEMI FRANCESCO di D. Lucchetti
Sabato 19 dicembre ore 21  – CHIAMATEMI FRANCESCO di D. Lucchetti
Domenica 20 dicembre ore 21  – CHIAMATEMI FRANCESCO di D. Lucchetti

LA FELICITA’ E’ UN SISTEMA COMPLESSO
Per il suo secondo film, La felicità è un sistema complesso, Gianni Zanasi si affida di nuovo a Valerio Mastandrea e Giuseppe Battiston, già protagonisti della sua opera prima, il multipremiato Non pensarci.
Ne La felicità è un sistema complesso, presentato al Torino Film Festival 2015, il protagonista assoluto è un convincente Valerio Mastandrea, che si appropria del ruolo e del ritmo del racconto, e che offre la sua sensibilità e la sua scanzonata simpatia ad un personaggio curioso e complesso. Interpreta l’avvocato Enrico Giusti che per un importante fondo di investimento deve allontanare dirigenti irresponsabili e incompetenti che possano creare problemi alle aziende che gestiscono e che nella maggioranza dei casi hanno ricevuto in eredità. Ma quando Enrico deve convincere due adolescenti rimasti improvvisamente ……
Gianni Zanasi si conferma con questo suo secondo lungometraggio un regista di grande talento; il film sa raccontare da un diverso punto di vista la crisi economica e la crisi nei rapporti interpersonali, in famiglia o nel lavoro, e mette in risalto personaggi ben costruiti che rivelano la fragilità e la confusione di questi anni difficili. Teco Celio e Giuseppe Battiston sono un padre e figlio lontani quanto possono esserlo un amministratore delegato e il suo segretario, e rientrano nel gioco delle coppie all’interno del film, dall’affidabile avvocato Mastandrea e la sconclusionata ex ragazza del fratello interpretata da Hadas Yaron, fino ai due fratelli Filippo e Camilla, legati da un affetto che li fa sentire invincibili contro la cattiveria del mondo.

Da sottolineare la splendida colonna sonora di Niccolò Contessa e la fotografia di Vladan Radovic, che contribuiscono a fare de La felicità è un sistema complesso un film sicuramente godibile e interessante anche da un punto di vista estetico.

 WOMAN IN GOLD

Nell’odissea di Maria Altmann, nata a Vienna nel 1916 e scomparsa a 94 anni in America, dove aveva trovato scampo al nazismo, Helen Mirren ha ritrovato echi della sua vita, tracce delle origini russe e similitudini con sofferenze familiari: «Dopo la rivoluzione d’ottobre la mia bisnonna e le sue sorelle furono costrette a lasciare la Russia, ad abbandonare tutto, a vivere in spazi minuscoli… Sono vicende che segnano la storia del ventesimo secolo, popoli perseguitati, nuclei familiari distrutti. Per prepararmi al film ho letto molto sull’Olocausto, mi è stato utile soprattutto Storia del Terzo Reich di William Shirer, un libro che consiglio a tutti».  

Il resto è venuto con la semplicità che contraddistingue le prove dei grandi interpreti: «Ho girato Woman in Gold perchè sono rimasta colpita da questa vicenda che parla di restituzione, di arte rubata, di giustizia, di famiglia. Poi, man mano, mi sono appassionata alla figura di Maria, una donna piena di umorismo, intelligente, decisa, e con una gran forza di volontà».
La memoria dolorosa della giovinezza spezzata dalla guerra, l’affetto verso i genitori abbandonati per fuggire in America, l’immagine incancellabile di Adele Boch-Bauer, la zia bellissima e conturbante che tradiva nello sguardo malinconico il timore per un futuro minaccioso.
Nella determinazione con cui la signora Maria Altmann chiese, nel 1998, al giovane avvocato Randy Schoenberg (nipote del compositore Arnold) di sostenerla nella battaglia per il recupero dei dipinti di Klimt appartenuti alla sua famiglia, c’è tutto questo. E altro ancora: «Non ho incontrato discendenti degli Altmann prima delle riprese, ma so che hanno dato grande sostegno alla pellicola. Maria ha combattuto per un quadro dall’immenso valore economico, ma per lei si trattava soprattutto di un ricordo, cui teneva profondamente».
Il rapporto con l’avvocato Shoenberg (Ryan Reynolds), altro punto di forza di Woman in Gold, divenne, nell’arco della lunga avventura, sempre più intenso: «Quando uno dei due si deprimeva e sentiva la voglia di mollare, c’era sempre l’altro a sostenerlo. Il processo è durato dieci anni e so che è andata proprio così, ci sono stati giorni di ottimismo e altri di disperazione, come capita nella vita, matrimoni compresi».

Il regista Simon Curtis dice che il racconto di Woman in Gold (dal 15 in 220 sale con Eagle) contiene anche «una lettera d’amore all’America, che accolse Maria e le permise di costruirsi una nuova esistenza». Più di tutto, è l’ennesima prova del talento di una splendida settantenne, attrice premio Oscar (per The Queen) sempre a caccia di nuove sfide, innamorata del Salento dove trascorre la maggior parte del tempo libero, pronta a rintuzzare con vigore le rimostranze delle colleghe coetanee che si lamentano per la scarsità di ruoli: «Sono convinta che in questo settore, come in politica, scienza, affari, giustizia, medicina, sia necessario battersi per far avere alle donne incarichi di rilievo. Più vedremo donne in posizioni importanti, più il cinema rifletterà questa realtà. Quello che conta, però, è farsi parte attiva, non limitarsi a recriminare».

IL VIAGGIO DI ARLO

Prendete un dinosauro pauroso di nome Arlo e un piccolo cavernicolo di nome Spot che ulula come un lupo e che si comporta come un cane. Shakerate il tutto e condite l’impasto con un viaggio preistorico fatto di peripezie, di lucciole danzanti e di grandi lezioni di vita. Cosa otterrete? Ebbene l’ultimo magico film Disney•Pixar Il viaggio di Arlo, diretto da Peter Sohn.
Il lungometraggio è una piccola delizia per gli occhi e per il cuore, ed è adatto per grandi e piccini. Di fatto, si pone un bizzarro interrogativo: che cosa sarebbe successo se l’asteroide che ha cambiato per sempre la vita sulla Terra non avesse colpito il nostro pianeta e i dinosauri non si fossero mai estinti?
La pellicola mostra paesaggi mozzafiato ispirati ai paesaggi del nord-ovest degli Stati Uniti e catapulta Arlo in un ambiente vasto e misterioso che lo costringe ad affrontare le proprie paure. Il suo sarà un percorso fisico ed emotivo, nel corso del quale incontrerà molti personaggi particolari, come i T-Rex cowboy.
Insomma, Il viaggio di Arlo è un film spassoso, che gioca sull’inversione dei ruoli, che mostra il lato bestiale degli umani e quello umano delle bestie. È una pellicola spettacolare che mischia action, formazione, ambientazione western e spazi incontaminati da togliere il fiato. Di fatto, la cura dei dettagli è strabiliante. L’ambientazione non si limita al paesaggio esterno, ma presenta anche incredibili variazioni climatiche.
Il viaggio di Arlo col suo picaresco racconto è uno squisito film per famiglie, perché è ricco di emozioni, di ritmo, di poesia e di un delizioso sense of humour. È una visione cinematografico semplice e incantata. Una dolcissima favola capace di divertire, ma soprattutto di intenerire.
CHIAMATEMI FRANCESCO
Chiamatemi Francesco ricostruisce il percorso di Jorge Mario Bergoglio dalla scelta di lasciare gli studi di chimica, la fidanzata per seguire la vocazione ed entrare poco più che ventenne nell’ordine dei Gesuiti, attraverso i difficili anni della dittatura, come Padre Provinciale responsabile di un istituto dove finì per nascondere semineristi e giovani che sfuggivano dalla polizia di Videla. Dalla drammatica esperienza dei desaparecidos e del terrorismo di stato, Bergoglio ne esce provato e da qui matura la decisione di occuparsi degli ultimi, il film racconta gli anni Novanta e il suo impegno come sacerdote di strada. Fino alla chiamata che viene direttamente dal Papa, da Giovanni Paolo II che attraverso la figura del cardinale Quarracino arcivescovo di Buenos Aires gli chiede di diventare vescovo ausiliare della metropoli argentina e di occuparsi soprattutto delle periferie. Fino alla storica giornata dell’11 febbraio 2013 quando Papa Benedetto annuncia il suo ritiro e si prepara il conclave che eleggerà Bergoglio Pontefice, il film si chiude sulle vere immagini di Piazza San Pietro: “Buonasera!
“La preoccupazione più grande era quella di non fare il santino – dice Luchetti – volevo evitare quei momenti dei biopic in cui il regista in qualche modo dà di gomitata al pubblico per dire vedi già si capiva che sarebbe diventato Papa. Il mio modello è stato The Queen di Stephen Frears, ho cercato l’asciuttezza inglese. Per raccogliere informazioni sulla sua giovinezza abbiamo fatto un lungo viaggio in Argentina, abbiamo parlato con tantissime persone, amici, fedeli, praticamente a Buenos Aires non esiste persona che non abbia un ricordo personale sul Papa. Poi però ho smesso di pensare che fosse una persona viva e vegeta e che abitava ad un chilometro da casa mia, ho persino smesso di leggere i giornali che parlavano del Papa. Oggi scopro che è in Africa e che è un viaggio importante”.
Certo per Bergoglio potrebbe essere una visione dolorosa, i momenti drammatici della dittatura sono raccontati con molto realismo (“mi sono affidato molto al mio cosceneggiatore argentino – dice Luchetti – mi ha aiutato a tenere la barra alta”): i compagni scomparsi, la sua professoressa di chimica gettata da un aereo militare nell’oceano come è avvenuto a tanti scomparsi.
Interpreta il Bergoglio giovane l’attore argentino Rodrigo De La Serna che dice: “Ho sentito principalmente la responsabilità di ritrarre una figura di quella statura, la difficoltà non è stato tanto interpretarlo in modo credibile esteriormente quanto rendere la sua emotività, interiorità e spiritualità soprattutto, questo è un personaggio che mi ha insegnato quasi a pregare”.