Archivi categoria: Cinema Italia
Programmazione Cinema Italia dal 27-06 al 02-07
Programmazione Cinema Italia dal 27-06 al 02-07
Free to run di P. Morath
Evento special Festival dei Popoli 2017
Il giorno 27 giugno saranno presenti in sala:
Silvia Sommaggio – maratoneta olimpica
Roberto Rubens Noviello – maratoneta ed autore del libro La corsa verso il mare
Pierre Morath ha realizzato questo interessante documentario a partire dal proprio interesse e passione per la corsa a cui si è aggiunta una ricerca, in qualità di storico, per un libro scritto insieme ad un sociologo. Ne è nato un film estremamente documentato che tutti coloro che sono interessati a questa disciplina sportiva e, in particolare, i più giovani dovrebbero vedere. Perché oggi è più che mai sviluppata la tendenza a ritenere che ciò che è sia sempre stato sin dall’inizio, senza cercare di riflettere su quante lotte e sacrifici siano costate le progressive conquiste.
Questo aspetto è particolarmente sviluppato da Morath rendendo così il film appetibile anche da chi cammina lentamente ma ha interesse per i mutamenti sociali.
Sembrano passati secoli (e invece eravamo nel 1967) da quando Kathrine Switzer si iscriveva alla maratona di Boston come partecipante ufficialmente registrato e veniva rincorsa e strattonata da Jack Semple, direttore di gara, nel tentativo di strapparle il pettorale perché non voleva una donna nella sua manifestazione.
Attraverso personaggi fondamentali come lo svizzero Noel Tamini, fondatore della rivista Spiridon e difensore della pratica podistica aperta a tutti, per giungere a Fred Lebow che ha avuto modo di assistere alla crescita esponenziale di partecipanti alla maratona di New York da lui ideata, Morath fa la storia di questa pratica sportiva. Ma non si tratta solo di illustrarne l’evoluzione perché il regista non intende farne un’apologia. Ci mostra anche la fragilità delle conquiste.
Da un lato con le immagini inquietanti di un’atleta che percorre in uno stato di allucinata spossatezza gli ultimi metri della maratona con il rischio di far girare al contrario l’orologio della presenza femminile qualora non si fosse ripresa in tempi rapidi da quella condizione fisica. Dall’altro con l’espansione dell’attività commerciale ruotante attorno al podismo che ha rischiato e rischia di vanificare lo spirito originario di chi ama la corsa.
È un documentario lucido quello di Morath tanto da indurlo ad affermare: “Quando una rivoluzione prende piede o comincia ad avere successo quelli in prima linea prendono posto indietro a vantaggio di quelli che possono prendere quel successo e farne un business. Ecco perché gli Stati Uniti hanno un ruolo centrale nel film. Gli Americani personificano l’ultra liberalismo di vedute aperte fatto dello sfruttamento commerciale di cose belle e pure più di qualsiasi altro popolo. E’ nel loro DNA.” Questo si chiama parlar chiaro.
Nocedicocco – il piccolo drago di N. West
E’ la storia di un draghetto, appunto, Noce Di Cocco, il cui compito è fare la guardia all’erba del fuoco, un’erba importantissima per il suo clan che, grazie ad essa, è diventato un popolo di draghi sputafuoco. Quando Noce Di Cocco, per salvare un agnellino che sta per finire nelle fauci di altri draghi perde di vista l’erba, si scatena un incendio e succede un disastro. Riuscirà il piccolo drago a risolvere il pasticcio?
Aspettando il Re di T. Tykwer con Tom Hanks
Fuori concorso al Tribeca Film Festival 2017.
Tom Hanks si toglie i panni del pilota che fu in Sully, per indossare quelli di un impiegato, Alan Clay, di una nota società informatica, disilluso negli affetti e sull’orlo della bancarotta.
Mandato dalla società in cui lavora in Arabia Saudita per ottenere l’appalto di fornitura dei servizi informatici per una città avveniristica in costruzione nel mezzo del deserto, Clay scoprirà ben presto che la sua missione è più difficile del previsto. Accampato in una tenda insieme ai suoi colleghi sistemisti, attenderà invano l’arrivo di un Godot, il re della città, che sembra ritardare giorno dopo giorno la sua visita, rendendo l’attesa una sorta di continuo rimando alla presentazione dei prodotti di cui la ditta si fa vanto, ovvero, sistemi per videoconferenze basati su ologrammi.
Clay non si gode l’attesa come una vacanza, tutt’altro. Le sue giornate si svolgono in un continuo bascular tra il cantiere, la tenda e l’hotel a Gedda, ovvero tra l’isolamento e la relazione sociale con quella che dovrebbe essere la sua famiglia, la figlia lontana all’università e purtroppo anche con la convivenza con un’escrescenza alla spalla che cresce dentro di lui, come un alien che lo corrode dentro. Per fortuna supportato dall’amicizia con lo stralunato e simpatico Youssef, l’autista che ogni giorno lo accompagna all’hotel, Alan conoscerà l’amore con una mite dottoressa, ricostruendo la sua esistenza in quel bruciato Medio-Oriente che assurgerà a rediviva fenice.
L’occasione di A Hologram for the king tradotto abbastanza infelicemente in italiano come Aspettando il re è la riflessione su un bilancio della vita di un quarantacinquenne, Alan Clay appunto, sfruttando il pretesto abbastanza metaforico di un deserto dei tartari ove l’attesa è evidente propedeutica catarsi necessaria alla personale riabilitazione di sé.
Tra la sabbia che pervade tutto, isolando il protagonista dietro le mura fragili di un presente cui cerca di fuggire e una vita notturna mondana che vuol possedere in quel di Gedda tra discoteche e una donna che gli ronza attorno, affogando nell’alcool la sua frustrazione, Alan cercherà di trovare un senso alla sua vita, alla sua time line irrimediabilmente compromessa.
Strana commedia, quella diretta, da Tom Tykwer, basata sul romanzo di Dave Eggers Aspettando il re. Si potrebbe definire drammatica, simbolica: si pensi all’inizio ex abrupto in cui moglie, casa, famiglia svaniscono in esplosioni fumose e rossastre come sogni di vino, in cui Alan si trova in cima a una montagna russa scivolando pericolosamente giù e crollare, tutti segni di una minaccia, di un abisso dal quale il protagonista, dovrà cercare di risalire.
Con belle riprese delle moschee e della cultura araba, Aspettando il re è un film sfuggente, velatamente metaforico che non nasconde l’ironia grazie ai due protagonisti principali, Tom Hanks e Alexander Black in primis e al tempo stesso palesando un approccio drammatico alla “malattia”. Malattia che si fa occasione di rinascita per coltivare un amore con una dottoressa locale, la responsabile dell’operazione cui si sottoporrà il nostro protagonista.
In un ambiente dal duplice volto, ricco e opulento quanto umile e poetico, Alan ritroverà una compagna proprio nell’acqua, ossimoro in quel mondo, unico mezzo in grado di spazzare definitivamente via la polvere accumulatasi a strati sul suo cuore ridandogli forza, coraggio e soprattutto, restituendogli la sua dignità perduta di uomo.
Programmazione Cinema Italia dal 19-06 al 25-06
Programmazione Cinema Italia dal 19-06 al 25-06
Michelangelo. Amore e Morte. di D. Bickerstaff
Uomo dall’energia straripante, ossessionato dall’arte, a tratti selvatico, complesso, fragile, assolutamente geniale. Michelangelo Buonarroti (1475-1564), figlio del podestà Ludovico di Leonardo Buonarroti Simoni, fu uno dei giganti che attraversarono la magnifica stagione del Rinascimento italiano. La sua esistenza tormentata e burrascosa e il suo eccezionale talento ne fecero uno degli artisti più amati di tutti i tempi, autore di capolavori come il David, la Pietà, Mosè, la Cappella Medicea, la volta della Sistina e il Giudizio Universale, la Pietà Rondanini.
Scultore, pittore, architetto e poeta, l’artista nato a Caprese nel 1475 sarà il protagonista dell’ultimo docu-film, con eccezionali immagini in alta definizione, della stagione 2017 della Grande Arte al Cinema. Michelangelo. Amore e morte propone infatti un viaggio cinematografico d’eccezione attraverso le opere, i musei e i luoghi fondamentali della vita del Buonarroti: Firenze naturalmente, e poi Roma e la Città del Vaticano.
Diretto da David Bickerstaff e prodotto da Phil Grabsky il docu-film si snoda attorno a una delle figure più carismatiche ed enigmatiche del Rinascimento, esplorandone i rapporti con i contemporanei e l’eredità artistica che ha lasciato dietro di sé. Ripercorrendo la biografia di Vasari, si comincia con l’apprendistato nella bottega del Ghirlandaio e l’incontro con Lorenzo il Magnifico nel Giardino di San Marco, una sorta Accademia ante litteram dove i giovani talenti studiavano le opere e le tecniche artistiche, copiando giorno dopo giorno le collezioni di arte antica dei Medici; seguono lo studio attento del corpo umano, di cui ci racconta il professore di anatomia Peter Abrahams, e la relazione complessa con i vari, eccezionali artisti fiorentini dell’epoca. Il film invita gli spettatori ad esaminare intimamente le opere e il processo artistico di Michelangelo: dalle cave di Carrara da cui ha attinto i suoi marmi, come ci racconta Francesca Nicoli dei Laboratori Artistici Nicoli, sino ai segreti dei lavori di più recente attribuzione.
Il percorso si snoda infatti dalle opere più antiche, come i rilievi marmorei della Madonna della Scala e della Centauromachia conservati a Casa Buonarroti, cui ci introduce il direttore Alessandro Cecchi, per passare poi ad analizzare il Crocifisso di Santo Spirito in legno policromo, mostrando la cura con cui l’artista, ancora giovanissimo, riesce a descrivere l’anatomia del Cristo. Il documentario ci guida quindi alla scoperta dei grandi capolavori pittorici, dal Tondo Doni degli Uffizi alla Deposizione di Cristo nel sepolcro della National Gallery, dalla volta della Cappella Sistina al Giudizio Universale, e approfondisce il delicato e appassionato tema del non finito che caratterizza molte delle opere dell’artista
Il sentiero della felicità di P. Di Florio
In occasione della Giornata Mondiale dello Yoga.
La vita e il messaggio dello swami Paramahansa Yogananda (1893 – 1952), portavoce della tradizione yogica in occidente e autore del best seller Autobiografia di uno Yogi. L’infanzia nel continente indiano, la morte della madre, il decennio di apprendimento nell’eremo del maestro Sri Yukteswar, l’approdo a Boston e la sua prima relazione ‘La scienza della religione’, il trasferimento a Los Angeles e la fondazione del Self-Realization Fellowship, le conferenze itineranti e il successo, le calunnie della stampa statunitense, il ritorno in India e il contatto con Gandhi, la morte del suo guru, l’ultimo addio al termine di un discorso ufficiale.
«Non è facile fare un film su un santo», mettono le mani avanti le registe Paola di Florio e Lisa Leeman. Ancor più difficile, se di un santo si parla, o meglio di un santone indiano dagli occhi vitrei e il volto femmineo, astenersi dall’agiografia. Realizzato su commissione della SRF, il documentario prodotto da Peter Rader funziona a stento come opera divulgativa. A poco servono i materiali di repertorio, le dichiarazioni dei professori di Harvard, le lodi di adepti illustri come Ravi Shankar e George Harrison, iniziato dallo stesso padrino della world music all’opera di Yogananda (questi, così come il suo mentore Yukteswar, furono significativamente immortalati entrambi nella copertina di Sgt. Pepper).
A non pagare è la qualità della messa in scena: se risulta discutibile la scelta di affidare la voce del guru all’interpretazione della star di Bollywood Anupam Kher, non meno fittizie riescono le ricostruzioni di ambienti e personaggi, commentate da una regia spesso illustrativa. Ne risente il valore documentale del progetto, che risulta posticcio anche in ragione dell’esiguo apporto filologico. La coppia di registe, entrambe praticanti di Hatha Yoga, chiede allo spettatore di accettare senza il beneficio del dubbio credenze parascientifiche come quelle secondo cui il Nostro sarebbe stato in grado di atterrare sei uomini con l’energia concentrata nell’addome, arrestare le pulsazioni del muscolo cardiaco, trasformare le cellule cerebrali per mezzo del solo sguardo. Il rischio è che invece della storia si racconti la leggenda o il mito, ed è un fatto che se si accusasse una simile narrazione di essere favolistica il film non avrebbe gli strumenti per difendersi.
Una fiaba tramandata da Yogananda col nome di ‘Il santo e il serpente’ racconta di un villaggio minacciato dal velenoso animale, solito uccidere i più piccoli con le sue fauci mortali. Disperati, gli abitanti del villaggio decidono di rivolgersi al santo per fermare la carneficina. In virtù del suo potere, il santo richiama il serpente fuori dal nido e gli comanda di non mordere i suoi amici. Ma quando al termine del pellegrinaggio di un anno il santo ritorna presso la roccia dove vive l’animale, questi giace a terra moribondo. Da quando hanno scoperto che sono innocuo, rantola il serpente, i bambini del villaggio mi hanno ferito ogni volta che ho abbandonato la tana in cerca di cibo. Sciocco, lo rimprovera il santo, ti ho detto di non mordere, ma perché non hai sibilato? Così Il sentiero della felicità, biopic senza mordente in cui l’esistenza di un mistico indiano e precettore spirituale diventa un’esperienza canonica o, peggio, già canonizzata.
Nocedicocco – il piccolo drago di N. West
E’ la storia di un draghetto, appunto, Noce Di Cocco, il cui compito è fare la guardia all’erba del fuoco, un’erba importantissima per il suo clan che, grazie ad essa, è diventato un popolo di draghi sputafuoco. Quando Noce Di Cocco, per salvare un agnellino che sta per finire nelle fauci di altri draghi perde di vista l’erba, si scatena un incendio e succede un disastro. Riuscirà il piccolo drago a risolvere il pasticcio?
Aspettando il Re di T. Tykwer con Tom Hanks
Fuori concorso al Tribeca Film Festival 2017.
Tom Hanks si toglie i panni del pilota che fu in Sully, per indossare quelli di un impiegato, Alan Clay, di una nota società informatica, disilluso negli affetti e sull’orlo della bancarotta.
Mandato dalla società in cui lavora in Arabia Saudita per ottenere l’appalto di fornitura dei servizi informatici per una città avveniristica in costruzione nel mezzo del deserto, Clay scoprirà ben presto che la sua missione è più difficile del previsto. Accampato in una tenda insieme ai suoi colleghi sistemisti, attenderà invano l’arrivo di un Godot, il re della città, che sembra ritardare giorno dopo giorno la sua visita, rendendo l’attesa una sorta di continuo rimando alla presentazione dei prodotti di cui la ditta si fa vanto, ovvero, sistemi per videoconferenze basati su ologrammi.
Clay non si gode l’attesa come una vacanza, tutt’altro. Le sue giornate si svolgono in un continuo bascular tra il cantiere, la tenda e l’hotel a Gedda, ovvero tra l’isolamento e la relazione sociale con quella che dovrebbe essere la sua famiglia, la figlia lontana all’università e purtroppo anche con la convivenza con un’escrescenza alla spalla che cresce dentro di lui, come un alien che lo corrode dentro. Per fortuna supportato dall’amicizia con lo stralunato e simpatico Youssef, l’autista che ogni giorno lo accompagna all’hotel, Alan conoscerà l’amore con una mite dottoressa, ricostruendo la sua esistenza in quel bruciato Medio-Oriente che assurgerà a rediviva fenice.
L’occasione di A Hologram for the king tradotto abbastanza infelicemente in italiano come Aspettando il re è la riflessione su un bilancio della vita di un quarantacinquenne, Alan Clay appunto, sfruttando il pretesto abbastanza metaforico di un deserto dei tartari ove l’attesa è evidente propedeutica catarsi necessaria alla personale riabilitazione di sé.
Tra la sabbia che pervade tutto, isolando il protagonista dietro le mura fragili di un presente cui cerca di fuggire e una vita notturna mondana che vuol possedere in quel di Gedda tra discoteche e una donna che gli ronza attorno, affogando nell’alcool la sua frustrazione, Alan cercherà di trovare un senso alla sua vita, alla sua time line irrimediabilmente compromessa.
Strana commedia, quella diretta, da Tom Tykwer, basata sul romanzo di Dave Eggers Aspettando il re. Si potrebbe definire drammatica, simbolica: si pensi all’inizio ex abrupto in cui moglie, casa, famiglia svaniscono in esplosioni fumose e rossastre come sogni di vino, in cui Alan si trova in cima a una montagna russa scivolando pericolosamente giù e crollare, tutti segni di una minaccia, di un abisso dal quale il protagonista, dovrà cercare di risalire.
Con belle riprese delle moschee e della cultura araba, Aspettando il re è un film sfuggente, velatamente metaforico che non nasconde l’ironia grazie ai due protagonisti principali, Tom Hanks e Alexander Black in primis e al tempo stesso palesando un approccio drammatico alla “malattia”. Malattia che si fa occasione di rinascita per coltivare un amore con una dottoressa locale, la responsabile dell’operazione cui si sottoporrà il nostro protagonista.
In un ambiente dal duplice volto, ricco e opulento quanto umile e poetico, Alan ritroverà una compagna proprio nell’acqua, ossimoro in quel mondo, unico mezzo in grado di spazzare definitivamente via la polvere accumulatasi a strati sul suo cuore ridandogli forza, coraggio e soprattutto, restituendogli la sua dignità perduta di uomo..
Programmazione Cinema Italia dal 13-06 al 14-06
Programmazione Cinema Italia dal 13-06 al 14-06
Nocedicocco – il piccolo drago di N. West
E’ la storia di un draghetto, appunto, Noce Di Cocco, il cui compito è fare la guardia all’erba del fuoco, un’erba importantissima per il suo clan che, grazie ad essa, è diventato un popolo di draghi sputafuoco. Quando Noce Di Cocco, per salvare un agnellino che sta per finire nelle fauci di altri draghi perde di vista l’erba, si scatena un incendio e succede un disastro. Riuscirà il piccolo drago a risolvere il pasticcio?
Quello che so di lei di M. Provost
In concorso al Festival di Berlino 2017.
Il cinema francese regala ruoli di spessore alle donne, non più ragazze, come nessun altra cinematografia. L’ennesima conferma arriva con un nuovo ruolo di rara intelligenza e consapevolezza di Catherine Deneuve, nel film di Martin ProvostQuello che so di lei. Un autore da sempre interessato all’universo femminile, basti pensare a Séraphine e Violette.
Il titolo originale (Sage femme) rimanda al nome con cui in Francia sono tradizionalmente chiamate le ostetriche, il cui antico sapere ha aiutato a nascere milioni di bambini e che Claire (Catherine Frot) nel film porta avanti con orgoglio. Le tecnologie moderne premono per un avvio alla vita meno legato all’esperienza, a quel metodo che privilegia l’elemento umano che per Claire è il senso stesso del lavoro e per molti anni della sua vita stessa. Il reparto maternità di un ospedale della periferia parigina in cui lavora sta chiudendo, e mentre deve decidere se passare a un nuovo fiammante sforna pargoli da 4000 nascite all’anno, riceve la telefonata di una donna, Béatrice (Catherine Deneuve), che arriva dritta dal suo passato. Sono trent’anni da quando è sparita, dalla vita di Claire e del padre, con cui aveva una relazione. Tutti e tre hanno vissuto per alcuni anni in allegria in una casa della rive gauche parigina. Ora ritorna perché malata, lei che ha sempre affrontato la vita con sfrontatezza bohemienne, vivendo in pieno senza rimpianti e godendo di ogni possibile gioia, pronta a sopportare le inevitabili cadute.
Quello che so di lei regala un ritratto di due donne completamente diverse: una rigorosa e sempre razionale, tutta dedita alla missione di far nascere nuove creature; l’altra irresponsabile, senza aver mai lavorato un giorno, pronta a giocarsi tutto al tavolo da gioco. La vita e la morte si affacciano continuamente nel film, crocevia di cambiamento per due donne e due grandi interpreti del cinema francese, alle prese con un rapporto prima diffidente e poi sempre più intimo, legato alla nostalgia di un passato d’amore per lo stesso uomo, padre o amante che fosse. Claire si fa convincere da Béatrice a prendere la vita meno sul serio, a colorarla di un sorriso infantile o di un bicchiere di troppo. Elogio dell’edonismo del buon vivere, della sigaretta come sinonimo di libertà, della carne rossa e del buon vino, si fa apprezzare soprattutto per le due grandi performance che ne sono il cuore pulsante, senza dimenticare il risveglio sensoriale per Claire rappresentato dal sanguigno camionista Olivier Gourmet.
Programmazione Cinema Italia dal 30-05 al 04-06
Programmazione Cinema Italia dal 30-05 al 04-06
This beautiful fantastic di Simon Aboud
Fuori concorso al BBC First British Film Festival in Australia, al New British Film Festival Russia e al Palm Springs International Film Festival.
Bella Brown è un’eccentrica ragazza londinese che, appassionata di letteratura, lavora in una nota libreria della città sognando un giorno di scrivere e illustrare un libro per bambini. Ritrovata abbandonata nel cuore di Hyde Park da neonata, Bella è crescita sviluppando una serie di manie compulsive e altre fobie che l’hanno portata, tra le altre cose, a non curare minimamente il giardino sul retro della sua abitazione. La sua routine quotidiana, spesso sconnessa dal resto del mondo, è interrotta bruscamente proprio quando il padrone di casa, dando seguito alle lamentele di un suo anziano vicino, le impone di rimediare al grave stato di degrado in cui ha lasciato il giardino minacciandola di sfratto. Ad aiutare Bella a superare le sue paure e a far rivivere fiori e piante abbandonate da tempo, è lo stesso vicino di casa, Alfie Stephenson, che accetta di condividere con lei le sue conoscenze da orticoltore grazie all’intercessione del suo maggiordomo e cuoco personale Vernon, facendole quindi da mentore e fonte d’ispirazione. Nel frattempo, in libreria Bella fa la conoscenza di un inventore quasi altrettanto eccentrico, il costruttore di “animali meccanici stravaganti” Billy, tra le cui un uccello che riesce a volare alimentato dal chiaro di luna. Tra i due si svilupperà presto una forte intesa romantica..
Maurizio Cattelan: be righe back di Maura Axelrod
Fuori concorso al Tribeca Film Festival 2017.
Prendete uno degli artisti più irriverenti, provocatori e geniali degli ultimi anni. E provate a immaginarvi cosa accadrebbe se tentaste di raccontare la sua carriera dirompente. Nell’impresa si è cimentata la regista Maura Axelrod che in Maurizio Cattelan: Be Right Back racconta uno dei personaggi più ironici dell’arte del nostro tempo, intervistando curatori, collezionisti, luminari del mondo dell’arte (ed ex-fidanzate) su ciò che rende unico l’autore di opere come La nona ora (che mostra Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite) e Him (che ritrae Hitler in ginocchio, come uno scolaretto intento a pregare).
Dopo un periodo in cui si è specializzato in opere basate sulla tassidermia, Cattelan ha cominciato infatti a creare statue di cera a grandezza naturale dedicate a personaggi famosi: da qui sono nati alcuni dei suoi pezzi più celebri, come la sua Untitled, in cui da un buco nel pavimento esce l’autoritratto dell’artista. Maurizio Cattelan: Be Right Back ci accompagna in un viaggio vertiginoso in compagnia dell’uomo che, dalla fine degli anni Ottanta ad oggi, ha scosso il mondo dell’arte contemporanea con una serie di installazioni dirompenti a partire dalla celebre “Torno subito”, che prende il nome dal cartello che Cattelan aveva attaccato al muro della galleria che doveva ospitare la sua esposizione. Per arrivare sino ai manichini di bambini impiccati a un albero a Milano, a L.O.V.E (una mano aperta con un solo dito, il medio, che si staglia davanti alla Borsa di Milano) e a Daddy Daddy, un coloratissimo Pinocchio di Walt Disney affogato in una piscina. Tra i protagonisti del film anche Massimiliano Gioni, critico d’arte e direttore associato del New Museum of Contemporary Art di New York. I due diventano amici quando nel 1998 Gioni deve intervistare Cattelan per la rivista Flash Art.
Per ogni domanda Cattelan cerca una risposta online, riciclando frasi altrui. Si divertono così tanto che l’artista propone a Gioni di rilasciare una serie di interviste al suo posto, diventando in qualche modo la sua controfigura. Cosa che accade in numerose occasioni, divenendo a sua volta una performance.
Del resto nel corso della sua carriera ventennale, Maurizio Cattelan – nato a Padova nel 1960 da una famiglia modesta – non ha mai smesso di stupire come ha dimostrato anche Maurizio Cattelan: All, la retrospettiva del 2011 a lui dedicata dal Guggenheim Museum di New York, che ne ha consacrato definitivamente il successo. Così quello di Maura Axelrod si trasforma in un ritratto divertente e appassionato per capire chi sia davvero Maurizio Cattelan, dalle origini a oggi. Con tutta l’ironia che lo caratterizza..
Richard – Missione Africa di Toby Genkel
Fuori concorso al Festival di Berlino 2017.
Quando l’uovo si schiude e Richard apre gli occhi sul mondo per la prima volta, i suoi genitori non ci sono più e, al loro posto, il neonato passerotto trova la cicogna Aurora, che lo porta nel suo nido e lo cresce come un figlio. Col sopraggiungere dell’autunno, però, le cicogne dello stormo di Aurora, del suo compagno Claudius e del loro cucciolo Max, devono partire verso l’Africa, per sfuggire al freddo e obbedire alla loro natura. Anche se costa loro moltissimo, devono abbandonare Richard: non sopravviverebbe al viaggio. Ma il passero non ci sta: convinto di essere una cicogna, parte intrepido verso Sud, deciso a ricongiungersi con la sua famiglia.
Frutto di una task force tutta europea (Germania, Belgio, Lussemburgo, Norvegia), il film vola giustamente basso: come il passerotto protagonista deve fare i conti con le proprie forze, ma, anziché un limite, questo approccio si trasforma in virtù, contribuendo a mantenere le peripezie esposte su un piano credibile, per quanto straordinario. Attorno, le figure di contorno si dividono tra macchiette più di servizio che altro (i corvi mafiosi di Sanremo, il barista carceriere di Kiki) e personaggi minori ma non per efficacia, come Max, che porta il sentimento, e i piccioni “on line”, esilaranti emblemi satirici della dipendenza da social network.
Richard – Missione Africa, infine, è anche e soprattutto la storia di una migrazione, pericolosa ma obbligata: una storia che, in Europa, in questi anni, porta con sé, per forza di cose, un significato in più
Sette minuti dopo la mezzanotte di J.A. Bayona
Vincitore dei premi Goya 2017 e del Platinum Grand Prize al Future Film Festival 2017.
“7 minuti dopo la mezzanotte” è un film del regista spagnolo Juan Antonio Bayona, autore di film di successo come “The Orphanage” e “The Impossible”. La pellicola è l’adattamento dell’omonimo libro per bambini scritto da Patrick Ness, qui in veste di sceneggiatore.
Il Giovane Conor O’Malley vive un’infanzia molto difficile per la madre malata di cancro, perché lui stesso è vittima di bullismo a scuola e a causa un rapporto conflittuale con la nonna e il padre. L’unica cosa che porta sollievo al giovane è il disegno, nel quale può dare sfogo all’incredibile fantasia propria di un bambino.
Una notte, esattamente 7 minuti dopo la mezzanotte, viene a fargli visita un mostro molto particolare: privo di artigli o denti aguzzi; è un albero dalla forma umanoide, senza cattive intenzioni. Questo stringe un patto particolare con il giovane: gli racconta tre storie vere se in cambio Conor ne racconterà una che spieghi la sua verità.
Tre affascinanti racconti di formazione che permetteranno al giovane di comprendere la complessità dell’animo umano. L’incontro con questa creatura permetterà al giovane di affrontare la malattia terminale di sua madre e a convivere con la propria solitudine.
Il regista spagnolo ha scelto per il film un promettente cast hollywoodiano, tra cui Felicity Jones, nota maggiormente per i suoi ruoli in “La teoria del tutto”, “Rogue One: A Star Wars Story” e “Inferno”, stella nascente pronta a brillare. L’altra donna di “7 minuti dopo la mezzanotte” è Sigourney Weaver, attrice affermata e acclamata per tantissime interpretazioni, come “Ghostbuster” e “Avatar”. Poche presentazioni, dato che il nome parla già da sé per Liam Neeson, il Padre Feereira del “Silence” di Martin Scorsese, qui ‘nei rami’ dell’albero mostro.
La pellicola è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 2011, vincitore nel 2012 della Carnegie Medal e della Kate Greenaway Medal per il miglior libro per bambini, scritto da Patrick Ness, anche sceneggiatore del film.
Programmazione Cinema Italia dal 25-04 al 30-04
Footprints. Il cammino della vita. di J.M. Cotelo
Un documentario che cerca di mettere la terra, il fango, la pioggia, la fatica, la malattia in un’area di non detto privilegiando stupende inquadrature dall’alto di luoghi incantevoli.
In Arizona pubblicarono questo annuncio: “Cerchiamo persone disposte a percorrere 1.000 km, camminando per 40 giorni. Non si offrono certezze di arrivare a destinazione, ma si assicurano giornate di sofferenza intensa, con caldo e freddo in parti uguali. Le lesioni muscolari e le vesciche sono più che probabili, così come lo scoraggiamento che inviterà ad abortire il piano. Si dormirà poco, alcune notti sulla dura terra o in un sacco a pelo sotto la pioggia. Se qualcuno perderà il sentiero, dovrà camminare più chilometri del previsto, così godrà più a lungo della bellezza incomparabile dei paesaggi della Spagna. Coloro che hanno già affrontato questo Cammino nel corso dei secoli, assicurano che aiuta a scoprire il senso della propria esistenza.” Chi vuole provarci? Un maestro di zumba, un filosofo, un pittore, un fotografo, un meccanico, un sacerdote, un musicista, un ingegnere, uno sportivo: non ci sono due persone simili, in questo gruppo di pellegrini. Forse l’unica cosa che li accomuna è l’essere dei folli. Hanno accettato una proposta assurda, senza pensarci troppo. Si sono conosciuti pochi giorni prima di iniziare il camino, non sospettando che l’esperienza del Cammino di Santiago li avrebbe uniti per sempre. Passo dopo passo, perdute molte cose che ritenevano imprescindibili, ne hanno trovate altre che neanche cercavano. per questo, all’arrivo a Santiago, non erano più gli stessi. E’ il punto misterioso di un pellegrinaggio.
Il segreto di Jim Sheridan
Jim Sheridan, filmmaker irlandese pluripremiato per Il mio piede sinistro e Nel nome del padre, si torna sul grande schermo con Il segreto (The Secret Scripture, Irlanda, 2016), portato alla luce da un cast che vanta la presenza di Vanessa Redgrave, Rooney Mara, Eric Bana, Theo James, insieme agli irlandesi Aidan Turner, Jack Reynor e Tom Vaughan-Lawlor.
La trama è dedicata alla centenaria Roseanne McNulty (Vanessa Redgrave), rinchiusa nell’ospedale psichiatrico irlandese Roscommon, sin dalla fine della Seconda guerra mondiale. La donna molto bella in gioventù (interpretata da Rooney Mara), ormai aspetta la fine dei suoi giorni, sedata e in solitudine, sino a quando le politiche governative decretando la chiusura dell’istituto, spingono il Dr. William Gene (Eric Bana) a ricostruire la storia clinica di Roseanne e risalire al motivo della sua degenza. In palese difficoltà e mettendo da parte la professionalità, sarà William a scoprire, nascosto sotto le assi del pavimento, il libro di memorie scritto dalla donna e il segreto che cela.
Tratto dall’omonimo best seller di Sebastian Barry, vincitore del prestigioso James Tait Black Memorial Prize, il Premio Libro dell’Anno ai Costa Award e il Premio Romanzo dell’Anno e Choice Award agli Irish Book Award, l’adattamento cinematografico di Johnny Ferguson (Gangster No. 1), porta sul grande schermo la misteriosa e tragica storia della centenaria paziente, svelata dal suo psichiatra, insieme a un amore grande quanto le ingiustizie affrontate con coraggio dalla donna in gioventù.
I corti della FICE – edizione 2017 di AA.VV.
La Presidenza nazionale Federazione Cinema d’Essai anche quest’anno propone la significativa rassegna di Cortometraggi FICE che compongono la XVIII edizione dell’iniziativa “Cortometraggi che passione”.
Si tratta dei seguenti titoli:
A CASA MIA di Mario Piredda (15’), vincitore del David di Donatello 2017
A METÀ LUCE di Anna Gigante (15’)
BELLISSIMA di Alessandro Capitani (12’), vincitore del David di Donatello 2016
GIRO DI GIOSTRA di Massimiliano Davoli (15’)
IL POTERE DELL’ORO ROSSO di Davide Minnella (15’), Premio ANEC-FICE a Cortinametraggio 2016
GLI INVISIBILI di Adriana Riondato (8’)
Phantom Boy di J-L. Felicioli, A. Gagnol
New York. Leo è un ragazzino di undici anni, malato di leucemia, che ha la capacità di uscire dal suo corpo e, come un fantasma invisibile a tutti, passare attraverso le pareti e volare in cielo. In ospedale, dove viene ricoverato per le cure necessarie alla malattia, incontra Alex, un ispettore di polizia ferito da un misterioso malvivente sfigurato. Grazie ai poteri straordinari del ragazzo, l’ispettore potrà ritornare sulle tracce del gangster, che minaccia di distruggere la città con un potente virus informatico…
Dalla Ville Lumière alla Grande Mela, da Un gatto a Parigi a Phantom Boy. Diversa ambientazione geografica, ma identico tratto di matita, semplice e funzionale, e stesse atmosfere noir, colte e citazioniste. Il nuovo lungometraggio di animazione di Jean-Loup Felicioli e Alain Gagnol si muove dunque lungo le coordinate del poliziesco, più precisamente dell’hard boiled, mettendo in scena con un’angolatura narrativa originale una detective story nata in stanza d’ospedale (con l’undicenne Leo, in cura chemioterapica, a sostenere con i suoi poteri segreti l’azione del poliziotto Alex) e, prima ancora, nella quiete domestica familiare (con il ragazzo a leggere alla sorellina, prima di addormentarsi, un albo di fumetti action, la sua passione).
Sostenuto da un plot ricco di slanci, animato da una tensione interna che pesca con cura nell’immaginario della detection, non privo, come è naturale, di momenti ironici e situazioni comiche, Phantom Boy pulsa di una carica umana ammirevole, rintracciabile sia nella lucidità con cui il ragazzo affronta la grave malattia, sia nella “giusta distanza” emotiva con cui i suoi genitori ne seguono il decorso. Con i poteri straordinari di cui dispone, Leo arriva a indossare i panni di quell’eroe da sempre immaginato che, liberato da un corpo-zavorra e da una patologia degenerativa, si fa paladino delle sorti della popolazione. E il film, incentrato su questo cardine narrativo, tanto azzardato in sede di sceneggiatura quanto solido nella sua traduzione in immagini, addossa su di sé, rilasciandoli allo spettatore, i desideri di un adolescente e la forza liberatoria della fantasia, gli intrighi “neri” di derivazione letteraria e un coinvolgente profumo di famiglia che non viene mai meno..
Lasciati andare di F. Amato
È cosa risaputa: un bravo psicanalista deve rimanere impermeabile alle emozioni che gli scaricano addosso i suoi pazienti. Ma nel caso di Elia, un analista ebreo, c’è il sospetto che con gli anni la lucidità sia diventata indifferenza e il distacco noia. Ieratico e severo, con un senso dell’umorismo arguto e impietoso, Elia tiene tutti a distanza di sicurezza, persino la sua ex moglie Giovanna, che vive nell’appartamento di fronte e con cui continua a condividere il bucato e qualche serata al teatro dell’Opera. Quel che si dice un’esistenza avara d’emozioni, che Elia sublima mangiando dolci di nascosto e in gran quantità, finché un giorno, a causa di un lieve malore, è costretto a mettersi a dieta e a iscriversi in palestra.
Ed è così che nella sua vita irrompe Claudia, una personal trainer buffa ed eccentrica, con il culto del corpo, nessun timore reverenziale per i cervelloni fuori forma come lui e un’innata capacità di trascinare nei suoi casini chiunque le capiti a tiro.
Baby Boss di T. Mcgrath
Nelle mani del regista di Megamind, Tom McGrath, la vicenda dell’arrivo di un fratellino, raccontata dal punto di vista del fantasioso fratello maggiore, il settenne Tim Templeton, assume proporzioni da pacco-bomba. Il nuovo arrivato, infatti, è un tipo a dir poco originale, indossa un abito completo e stringe in mano una ventiquattrore, possiede (nella versione originale) la voce e l’ironia di Alec Baldwin, e cela un pericoloso segreto. Tim è costretto a scendere a patti con lui: lo aiuterà a portare a termine la sua missione confidenziale, a patto che poi il piccoletto si tolga di torno.
Con ironia e tenerezza la Dreamworks spettacolarizza uno dei momenti più delicati della vita del bambino: la nascita di un fratellino, con la valanga di aspettative infrante che porta con sé e il carico altrettanto pesante di timori che lo accompagnano, primo fra tutti quello di vedersi abbandonare dall’amore dei genitori a suo unico e insopportabile beneficio.
ALLE RADICI DELLA VITA – JUNIOR
Il Cinema Italia
una rassegna di film per bambini collegata all’ambiente, all’ecologia ed alla natura.
ALLE RADICI DELLA VITA – JUNIOR
L’ecologia integrale dell’Enciclica “Laudato Sì” attraverso il
cinema. L’iniziativa culturale, prende spunto dall’Enciclica di Papa Francesco e tratta il tema dell’ambiente.
“L’ecologia integrale come paradigma concettuale.
Da un punto di vista concettuale, papa Francesco assume il termine “ecologia” non nel significato generico e spesso superficiale di una qualche preoccupazione “verde”, ma in quello ben più profondo di approccio a tutti i sistemi complessi la cui comprensione richiede di mettere in primo piano la relazione delle singole
parti tra loro e con il tutto. Il riferimento è all’immagine di ecosistema.
L’ecologia integrale diventa così il paradigma capace di tenere insieme fenomeni e problemi ambientali (riscaldamento globale, inquinamento, esaurimento delle risorse, deforestazione, ecc.) con questioni che normalmente non sono associate all’agenda ecologica in senso stretto, come la vivibilità e la bellezza degli spazi urbani o il sovraffollamento dei trasporti pubblici. Ancora di più, l’attenzione ai legami e alle relazioni
consente di utilizzare l’ecologia integrale anche per leggere il rapporto con il proprio corpo (n. 155), o le dinamiche sociali e istituzionali a tutti i livelli: «Se tutto è in relazione, anche lo stato di salute delle istituzioni di una società comporta conseguenze per l’ambiente e per la qualità della vita umana» (n. 142).
Si può quindi parlare di una dimensione sociale dell’ecologia, o meglio di una vera e propria «ecologia sociale [che] è necessariamente istituzionale e raggiunge progressivamente le diverse dimensioni che vanno dal gruppo sociale primario, la famiglia, fino alla vita internazionale, passando per la comunità locale e la Nazione» (ivi).
I film proposti sono:
– PANTHOM BOY di Jean-Loup Felicioli, Alain Gagnol
22 aprile ore 18.20, 23 aprile ore 18.20 e 29 aprile ore 18.20
Vincitore del Future Film Festival 2016
New York. Leo è un ragazzino di undici anni, malato di leucemia, che ha la capacità di uscire dal suo corpo e, come un fantasma invisibile a tutti, passare attraverso le pareti e volare in cielo. In ospedale, dove viene ricoverato per le cure necessarie alla malattia, incontra Alex, un ispettore di polizia ferito da un misterioso malvivente sfigurato. Grazie ai poteri straordinari del ragazzo, l’ispettore potrà ritornare sulle tracce del gangster, che minaccia di distruggere la città e l’ambiente con un potente virus informatico…
– SASHA E IL POLO NORD di Rémi Chayé
13 maggio ore 18.20, 20 maggio ore 18.20, 23 maggio ore 18.20, 28 maggio ore 18.20
San Pietroburgo, 1882. Sasha, una giovanissima aristocratica russa, sogna il Grande Nord e si strugge per suo nonno Oloukine, un rinomato esploratore dell’Artico che non ha mai fatto ritorno dall’ultima spedizione alla conquista del Polo Nord. Oloukine ha trasmesso la sua vocazione a Sasha, ma i genitori della ragazza meditano di darla presto in sposa, e hanno già organizzato per lei le nozze. Sasha però si ribella a questo destino e decide di partire alla ricerca di Oloukine, verso il Grande Nord…
– RICHARD MISSIONE AFRICA di Toby Genkel
02 giugno ore 18.20, 04 giugno ore 18.20, 10 giugno ore 18.20, 11 giugno ore 18.20
Il passero Richard viene adottato e cresciuto da una famiglia di cicogne ma incontra i primi problemi quando, con l’avvicinarsi dell’inverno, le cicogne devono migrare in Africa e anche lui vuole andare con loro. Così inizia a viaggiare attraverso l’Europa in compagnia di un eccentrico gufo e di un parrocchetto narcisista, con il desiderio di dimostrare alla “sua” famiglia di cicogne di essere anche lui una cicogna.
– NOCEDICOCCO – IL PICCOLO DRAGO di Nina West.
24 giugno ore 18.15, 25 giugno ore 18.15, 01 luglio ore 18.15 e 2 luglio ore 18.15
Nocedicocco è un giovane esemplare di drago che vive, insieme ai suoi genitori e amici, in un clan di draghi che, nel tempo, sono diventati famosi in tutto il mondo per merito della loro forza, derivata dal saper sputare fuoco. La fonte di questo potere è racchiusa nell’erba del fuoco, ed è proprio Nocedicocco a dover provvedere alla sua salvaguardia.
Qualcosa però rompe l’armonia: per difendere un giovane vitellino che sta per essere mangiato da altri draghi, Nocedicocco trascura il suo compito e l’erba del fuoco finisce per causare un enorme incendio. Sarà compito del protagonista di “Nocedicocco – Il piccolo drago” risolvere l’incresciosa situazione.
CORTI CHE PASSIONE! – edizione 2017
CORTI CHE PASSIONE!
edizione 2017
ingresso € 4
serata unica 26 aprile 2017
(si replicherà una seconda serata in ottobre)
Anche quest’anno il cinema italia ospiterà una rassegna di corti della FICE (federazione italiana cinema d’essai) che hanno tutti numerosi premi.
Si rimanda alla locandina allegata.
A presto!
ALLE RADICI DELLA VITA – rassegna sull’ecologia
Il Cinema Italia
Programmazione Cinema Italia dal 17-04 al 23-04
La bella e la bestia di Bill Condon
Ventisei anni dopo il film d’animazione che per primo sfondò la barriera della nomination all’Oscar come Miglior Film, la Disney torna su quei luoghi incantanti: il villaggio francese di Belle e il castello stregato della Bestia, dove un orologio, un candelabro, una teiera e la sua tazzina, il piccolo Chicco, trascorrono l’esistenza prede di un sortilegio, sperando che non cada anzitempo l’ultimo petalo di una rosa o non torneranno mai più umani.
Il film di Bill Condon arriva evidentemente sull’onda degli altri remake in live action dei classici Disney, ma sceglie una strada differente rispetto, per esempio, alla revisione di Cenerentola firmata da Kenneth Branagh.
Footprints. Il cammino della vita. di J.M. Cotelo
Un documentario che cerca di mettere la terra, il fango, la pioggia, la fatica, la malattia in un’area di non detto privilegiando stupende inquadrature dall’alto di luoghi incantevoli.
In Arizona pubblicarono questo annuncio: “Cerchiamo persone disposte a percorrere 1.000 km, camminando per 40 giorni. Non si offrono certezze di arrivare a destinazione, ma si assicurano giornate di sofferenza intensa, con caldo e freddo in parti uguali. Le lesioni muscolari e le vesciche sono più che probabili, così come lo scoraggiamento che inviterà ad abortire il piano. Si dormirà poco, alcune notti sulla dura terra o in un sacco a pelo sotto la pioggia. Se qualcuno perderà il sentiero, dovrà camminare più chilometri del previsto, così godrà più a lungo della bellezza incomparabile dei paesaggi della Spagna. Coloro che hanno già affrontato questo Cammino nel corso dei secoli, assicurano che aiuta a scoprire il senso della propria esistenza.” Chi vuole provarci? Un maestro di zumba, un filosofo, un pittore, un fotografo, un meccanico, un sacerdote, un musicista, un ingegnere, uno sportivo: non ci sono due persone simili, in questo gruppo di pellegrini. Forse l’unica cosa che li accomuna è l’essere dei folli. Hanno accettato una proposta assurda, senza pensarci troppo. Si sono conosciuti pochi giorni prima di iniziare il camino, non sospettando che l’esperienza del Cammino di Santiago li avrebbe uniti per sempre. Passo dopo passo, perdute molte cose che ritenevano imprescindibili, ne hanno trovate altre che neanche cercavano. per questo, all’arrivo a Santiago, non erano più gli stessi. E’ il punto misterioso di un pellegrinaggio.
..
Loving di Jeff Nichols
Richard Loving vive in una zona rurale della Virginia americana. Sua madre fa la levatrice, lui è muratore, e si diletta a mettere mano ai motori delle automobili per farle vincere alle gare di strada. È innamorato di Mildred, ricambiato, e la porta a Washington per sposarla. Ma è il 1959 e la Virginia punisce con il carcere le unioni miste. Al bianco Richard e alla nera Mildred non resta che dichiararsi colpevoli e accettare un esilio di 25 anni in un altro stato. Grazie all’interessamento della lega per i diritti civili, il caso Loving versus Virginia arriverà fino alla corte Suprema.
Il bianco può essere un colore accecante e doloroso. È quello che sperimenta il personaggio di Richard Loving uscendo dal buio della notte e della cella e scontrandosi con l’abbagliante luce del sole e con la durezza dello sceriffo locale e della sua ideologia separatista.
Alla ricerca di un senso di N. Coste e M. de la Menardiere
Alla ricerca di un senso è un film on demand nel vero senso della parola: a disposizione cioè di qualunque associazione, scuola o gruppo di cittadini ne faccia richiesta, e già in questo sta la sua singolarità. Non si tratta infatti di un classico documentario pensato, scritto, prodotto e distribuito, ma di un film nato dalle spontanee esigenze degli autori, amici d’infanzia, che si sono ritrovati dopo 10 anni che non si vedevano: Marc de la Ménardière a 26 anni vive a New York e ha un lavoro prestigioso per una grande azienda francese, che lo mette a contatto quotidianamente col glamour e le celebrità (in pratica, si tratta di vendere l’acqua d’Oltralpe agli americani), mentre Nathanael Coste, geografo, ha realizzato dei documentari sull’ambiente e si è occupato tra l’altro dei problemi della distribuzione dell’acqua (non certo in bottiglia) in India.
Prima di tornarci, Nathanael lascia a Marc alcuni di questi film, che lui vede quando è costretto a casa per un incidente che lo immobilizza. Da lì, inizia a porsi delle domande sul senso di quello che è e quello che fa e decide di lasciare il lavoro, tra lo sconcerto dei suoi famigliari, e raggiungere l’amico in India, dove fanno le prime interviste. Quando tornano, visionando il materiale, decidono di continuare il loro viaggio alla ricerca di forme di vita alternative a quelle che conosciamo e lì nasce l’idea di un film, che vede la luce dopo 5 anni, una campagna di crowdfunding che permette di pagare la post-produzione e arriva alla gente, autodistribuito, completando un ciclo virtuoso.
È significativo che a porsi domande sul senso della vita e sullo scollamento tra l’uomo e la terra che gli dà i mezzi di sostentamento ma che lui spesso neanche vede, costretto com’è per tutta la vita a vivere dentro scatole, siano ragazzi di meno di 30 anni. Tocca infatti agli esponenti delle nuove generazioni, che hanno avuto in eredità un mondo depredato dall’ingordigia delle multinazionali, dove in pochissimi possiedono una ricchezza oscena in confronto ai milioni di poveri totali, provare a fare quello che i loro genitori non sono stati in grado di ottenere: rendere la terra un luogo più vivibile e cooperare per uno sfruttamento che assecondi i cicli della natura, senza veleni e pesticidi, lasciando spazio all’individuo per riconnettersi con le proprie esigenze interiori.
A chi è già sensibile a questi problemi possono sembrare a tratti ovvie le risposte che gli intervistati danno a Marc, ma è significativo che si trovino tutti sulla stessa lunghezza d’onda, ovunque vivano e attuino la loro alternativa di vita e qualunque sia la loro identità e il loro lavoro: l’astrofisico, lo sciamano, i coltivatori di agroecologia, il filosofo, il biologo o la psicoterapeuta concordano sul fatto che un vecchio modello sta morendo e che non si debba rianimarlo ma pensare a nuovi modi di vita che in parte costituiscono nel recuperare la conoscenza della terra e i vecchi metodi di coltivazione.
Saper ascoltare, saper domandare, cercare ognuno il proprio senso della vita: è questo che si propongono Marc De La Ménardière e Nathanael Coste col loro lavoro (in cui tra l’altro ci ricordano anche quanto è bello e vario il mondo): suscitare un dibattito e una consapevolezza anche nel più abitudinario ed esaurito tra di noi. Anche se non tutti – molto pochi a dire il vero – possono permettersi di lasciare il lavoro o di frequentare seminari di meditazione dall’altra parte del mondo, ognuno a modo suo può trovare il suo spazio di ricerca interiore, fare pace con se stesso e con il mondo che lo circonda. In un pianeta di cui siamo ospiti e che abbiamo sempre trattato da colonizzatori, fermarci a riflettere e ad analizzare la causa della nostra insoddisfazione è il minimo che possiamo fare e la visione di Alla ricerca di un senso può essere di stimolo per farlo.
Phantom Boy di J-L. Felicioli, A. Gagnol
New York. Leo è un ragazzino di undici anni, malato di leucemia, che ha la capacità di uscire dal suo corpo e, come un fantasma invisibile a tutti, passare attraverso le pareti e volare in cielo. In ospedale, dove viene ricoverato per le cure necessarie alla malattia, incontra Alex, un ispettore di polizia ferito da un misterioso malvivente sfigurato. Grazie ai poteri straordinari del ragazzo, l’ispettore potrà ritornare sulle tracce del gangster, che minaccia di distruggere la città con un potente virus informatico…
Dalla Ville Lumière alla Grande Mela, da Un gatto a Parigi a Phantom Boy. Diversa ambientazione geografica, ma identico tratto di matita, semplice e funzionale, e stesse atmosfere noir, colte e citazioniste. Il nuovo lungometraggio di animazione di Jean-Loup Felicioli e Alain Gagnol si muove dunque lungo le coordinate del poliziesco, più precisamente dell’hard boiled, mettendo in scena con un’angolatura narrativa originale una detective story nata in stanza d’ospedale (con l’undicenne Leo, in cura chemioterapica, a sostenere con i suoi poteri segreti l’azione del poliziotto Alex) e, prima ancora, nella quiete domestica familiare (con il ragazzo a leggere alla sorellina, prima di addormentarsi, un albo di fumetti action, la sua passione).
Sostenuto da un plot ricco di slanci, animato da una tensione interna che pesca con cura nell’immaginario della detection, non privo, come è naturale, di momenti ironici e situazioni comiche, Phantom Boy pulsa di una carica umana ammirevole, rintracciabile sia nella lucidità con cui il ragazzo affronta la grave malattia, sia nella “giusta distanza” emotiva con cui i suoi genitori ne seguono il decorso. Con i poteri straordinari di cui dispone, Leo arriva a indossare i panni di quell’eroe da sempre immaginato che, liberato da un corpo-zavorra e da una patologia degenerativa, si fa paladino delle sorti della popolazione. E il film, incentrato su questo cardine narrativo, tanto azzardato in sede di sceneggiatura quanto solido nella sua traduzione in immagini, addossa su di sé, rilasciandoli allo spettatore, i desideri di un adolescente e la forza liberatoria della fantasia, gli intrighi “neri” di derivazione letteraria e un coinvolgente profumo di famiglia che non viene mai meno.
Il segreto di Jim Sheridan
Jim Sheridan, filmmaker irlandese pluripremiato per Il mio piede sinistro e Nel nome del padre, si torna sul grande schermo con Il segreto (The Secret Scripture, Irlanda, 2016), portato alla luce da un cast che vanta la presenza di Vanessa Redgrave, Rooney Mara, Eric Bana, Theo James, insieme agli irlandesi Aidan Turner, Jack Reynor e Tom Vaughan-Lawlor.
La trama è dedicata alla centenaria Roseanne McNulty (Vanessa Redgrave), rinchiusa nell’ospedale psichiatrico irlandese Roscommon, sin dalla fine della Seconda guerra mondiale. La donna molto bella in gioventù (interpretata da Rooney Mara), ormai aspetta la fine dei suoi giorni, sedata e in solitudine, sino a quando le politiche governative decretando la chiusura dell’istituto, spingono il Dr. William Gene (Eric Bana) a ricostruire la storia clinica di Roseanne e risalire al motivo della sua degenza. In palese difficoltà e mettendo da parte la professionalità, sarà William a scoprire, nascosto sotto le assi del pavimento, il libro di memorie scritto dalla donna e il segreto che cela.
Tratto dall’omonimo best seller di Sebastian Barry, vincitore del prestigioso James Tait Black Memorial Prize, il Premio Libro dell’Anno ai Costa Award e il Premio Romanzo dell’Anno e Choice Award agli Irish Book Award, l’adattamento cinematografico di Johnny Ferguson (Gangster No. 1), porta sul grande schermo la misteriosa e tragica storia della centenaria paziente, svelata dal suo psichiatra, insieme a un amore grande quanto le ingiustizie affrontate con coraggio dalla donna in gioventù.